Solo una piccola parte delle statue greche è giunta fino a noi.
Molti dei capolavori descritti dalla letteratura antica sono ormai perduti o gravemente mutilati, e la stragrande maggioranza e in particolare le statue in bronzo, il cui materiale era più facilmente riutilizzabile, ci è conosciuta solo attraverso copie di epoca romana, più o meno fedelmente riprodotte.
Inoltre la nostra visione della scultura antica è distorta, poiché è stato dimostrato che le statue erano dipinte e che la pittura era per i greci un elemento importantissimo per la completezza dell'opera. Purtroppo solo in rarissimi casi essa si è conservata fino a noi.
Anche nella scultura possiamo distinguere tre principali periodi:
Periodo arcaico: in quest'epoca le forme e le movenze del corpo sono semplificate: vengono riprodotte figure umane giovanili in piedi, spesso a grandezza naturale, con una gamba avanzata ad indicare il movimento, ma con forme rigide e poco naturali e con visi poco espressivi.
Il tentativo è quello di rendere sempre meglio il volume del corpo. Si cerca una bellezza ideale.
Periodo classico: la conoscenza dell'anatomia del corpo e la competenza tecnica permettono agli scultori di raffigurare dei ed eroi in pose più naturali e varie.
Compaiono le statue crisoelefantine, ossia rivestite di oro ed avorio, come la statua di Zeus ad Olimpia (una delle sette meraviglie del mondo) o quella di Atena nel Partenone, entrambe eseguite da Fidia.
La perfezione raggiunta fa della scultura del V secolo il punto più alto dell'arte greca.
Periodo ellenistico: l'abilità tecnica raggiunta viene sfruttata fino alle estreme conseguenze, con pose tormentate e composizioni complesse, quali il celebre Laocoonte.
Anche le espressioni dei volti si fanno passionali e tormentate.
Non viene più ricercata solo la bellezza ideale, la perfezione dei corpi ma anche la novità nei soggetti e si relizzano figure realistiche o di vita quotidiana. |