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19 Marzo 2024
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futurismo
Futurismo
Dal 1909 al 1938 ca.
Il Futurismo è stata una corrente artistica italiana degli inizi del XX secolo. Nello stesso periodo, movimenti artistici influenzati dal Futurismo si svilupparono in altri Paesi.

Manifesto futurista
 
Aspetti storici
Il Futurismo nasce in un periodo (inizio Novecento) di grande cambiamento dove tutto il mondo dell'arte è influenzato da moltissimi fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici, e le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la radio, aeroplani e le prime cineprese.
Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava all'interno dell'essere umano una nuova realtà: la velocità.
Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva questa nuova sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.

Aspetti artistici
Il Futurismo si colloca sull'onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del '900 (la Belle époque), esaltandone la fiducia illimitata nel progresso e annunciando la fine di tutto ciò che è antico, passato.
Vengono esaltati il dinamismo, la velocità, l'industria e la guerra intesa come "igiene dei popoli".
Il Manifesto di fondazione del movimento futurista fu pubblicato dal poeta Filippo Tommaso Marinetti per la prima volta il 5 febbraio 1909 a Bologna.
Il Manifesto futurista fu poi nuovamente pubblicato due settimane dopo sul parigino Le Figaro, venendo così conosciuto a livello internazionale.
Anche a Milano i pittori Umberto Boccioni, Giacomo Balla e altri, firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce le regole: abolizione nell'immagine della prospettiva tradizionale (già precedentemente abolita da Picasso), a favore di una visione simultanea per esprimere il dinamismo e la velocità degli oggetti.

Aspetti pittorici

Nelle opere futuriste è costante la ricerca del dinamismo; cioè il soggetto non appare mai fermo, ma in movimento.
Così la simultaneità della visione diventa il tratto principale dei quadri futuristi; lo spettatore non guarda passivamente l’oggetto statico, ma ne è come avvolto, testimone di un’azione rappresentata durante il suo svolgimento.
Per rendere l’idea del moto attraverso la pittura (arte statica), il futurismo si serve di due metodi fondamentali:

  • le “linee-forza”; poiché la linea agisce psicologicamente su noi con significato di direzione, essa, collocata dietro l'oggetto, ci suggerisce il suo movimento.
  • la ripetizione del soggetto visto in attimi diversi; derivato dall'esperienza della pellicola cinematografica, questo metodo presuppone la rappresentazione multipla del soggetto in movimento, uomo o macchina che sia, visto in attimi di tempo diversi e quindi in posizioni diverse.

A livello puramente tecnico i futuristi non hanno uno stile univoco; alcune opere derivano dall'esperienza divisionista, altre risentono chiaramente della teoria cubista.
Una particolarità è data dal fatto che spesso dipingevano anche la cornice; l'oggetto in movimento doveva fuggire anche dalla tela.


Marinetti e i pittori futuristi. Da sinistra; Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni, Severini

Artisti ed opere.

La città che sale
Umberto Boccioni
1910
olio su tela - 200x290 cm
Museum of Modern Art, New York


Materia
Umberto Boccioni
1912
olio su tela
Guggenheim, Venezia


Forme uniche nella continuità dello spazio
Umberto Boccioni
1913
Bronzo, h. 126,4 cm
Museum of Modern Art, New York

Ragazza che corre sul balcone
Giacomo Balla
1912 ca.
olio su tela - 125 x 125 cm
Civiche Raccolte d'Arte, Milano.

Numeri innamorati
Giacomo Balla
1924
olio su tela - 77 x 56 cm
MART, Rovereto

Danza
Gino Severini
1916
olio su tela
Guggenheim, Venezia

Approfondimento: il Manifesto futurista
  1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
  2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
  3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
  4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo...un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
  5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
  6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
  7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
  8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
  9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
  10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
  11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Filippo Tommaso Marinetti


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